lunedì 17 novembre 2008

IL SEGRETARIO PROVINCIALE DI CAGLIARI SI PRESENTA :

giovedì 13 novembre 2008

lettera

UNAL.jpg
Buon giorno,

mi chiamo Efisio Atzeni,

mi pregio di informarvi che la Segreteria Nazionale dell'Organizzazione Sindacale U.N.A.L. mi ha conferito l'incarico di Segretario Provinciale di Cagliari e di Rappresentante sindacale in ambito aziendale c/o la " VIGILANZA SARDEGNA SCRL " esercente attività di Vigilanza, Custodia, Tutela, Trasporti di beni dei propri clienti, con sede in Cagliari in Via Grecale n.9 - CAP 09126 Cagliari .

Il mio primo contatto è avvenuto con Francesco Pellegrino, Segretario Generale dell' UNAL, che mi ha ascoltato, consigliato, incoraggiato.

Ed ora eccomi qui a servirVI. Sostenere, consigliare, dare voce anche a chi suppone di non averne, o di chi si è momentaneamente "arreso".

Tramite questo blog vorrei inizialmente affrontare alcuni argomenti, che mi sono stati richieste da molti colleghi di lavoro.

L'argomento base di questo periodo è: "mi sembra che la mia Busta Paga non sia corretta".

per chiudere permettetemi di ringraziare Francesco, Segretario Nazionale UNAL:

Grazie Francesco, per quanto hai fatto e ancor più perchè dovrai sopportare la mia persona.

sabato 19 luglio 2008

DAL QUOTIDIANO "IL SALERNITANO"


Da “Il Salernitano” del 21 Agosto 2007


Gli esponenti del sindacato evidenziano anche il fatto che vengono forniti giubbotti antiproiettile obsoleti. DENUNCIATO UN ISPETTORE DI POLIZIA L'agente accusato di omissione di atti di ufficio dal Segretario provinciale del Sindacato nazionale guardie giurate FRANCESCO PELLEGRINO, ORA ATTUALE SEGRETARIO GENERALE NAZIONALE DELL'UNIONE NAZIONALE AUTONOMA DEL LAVORO - UNAL. Il poliziotto aveva effettuato un controllo ad un vigilante a S. Lucia

CAVA DE' TIRRENI-
Esposto contro un ispettore di polizia accusato di omissione di atti di ufficio dal sindacato. Ci sarebbero pesanti irregolarità nell'espletamento dei compiti istituzionali, a carico di un ispettore in forza alla Divisione amministrativa della Questura di Salerno. La denuncia parte al Segretario Francesco Pellegrino, ed è trasmessa ai Ministeri dell’Interno e di Grazia e Giustizia, alla Questura e alla Procura della repubblica di Salerno al Capo della Polizia.
In una recente visita presso la Banca Popolare “Emilia Romagna” di S.Lucia di Cava, il suddetto ispettore inviato in quella sede per un normale controllo nei confronti della Guardia Giurata Giuseppe Monteleone, avrebbe proceduto <> scrive Pellegrino, <>. In sostanza, secondo il denunciante Francesco Pellegrino, l’ispettore di polzia avrebbe omesso “volontariamente” di controllare se il dipendente era in possesso delle attrezzature radio che normalmente vengono date in dotazione al personale, e che sono necessarie per consentire i normali collegamenti con la centrale operativa dell’istituto, e di visionare il giubbotto antiproiettile che la Guardia Giurata indossava al momento. <>, sostiene Francesco Pellegrino, che, se eseguito, <>, deduce Pellegrino, <>. Dal canto suo l’ispettore di polizia si difende sostenendo che ha fatto solo il suo dovere.
Il Segretario del suddetto sindacato lamenta anche il fatto che, ad una sua precedente analoga denuncia alla Prefettura di Salerno, riguardante la guardia giurata Giuseppe Citro, non sia stato dato alcun riscontro.

giovedì 17 luglio 2008

CODICE DI CONDOTTA CONTRO IL MOBBING


17/07/2008
Caragnano Roberta
Un codice di condotta contro le molestie sessuali, le discriminazioni e il mobbing
La giunta regionale pugliese ha adottato con delibera n. 280 del 4 marzo 2008 il “Codice di condotta per la prevenzione di molestie sessuali, discriminazioni e mobbing” che verrà esposto negli uffici di circa 3.000 dipendenti dell'amministrazione regionale.
Con tale Codice la Regione Puglia e le altre regioni che hanno già deliberato su questi temi vogliono rispondere a quanto richiesto dal Dipartimento della Funzione Pubblica che con una direttiva ministeriale del 24 marzo 2004 sollecitava le pubbliche amministrazioni ad attivarsi per realizzare e mantenere il benessere fisico e psicologico delle persone, attraverso la costruzione di ambienti e relazioni di lavoro che contribuiscano al miglioramento della qualità della vita e delle prestazioni.
Il documento segue inoltre, l’istituzione, nel 2006, di due comitati, il Comitato per le Pari Opportunità ed il Comitato sul Fenomeno del Mobbing, creati con il precipuo intento di formulare una proposta di codice di condotta.
Il “Codice di condotta per la prevenzione di molestie sessuali, discriminazioni e mobbing” riporta alcune definizioni importanti. Ad esempio tra le discriminazioni viene annoverata la discriminazione indiretta: una disposizione, criterio, prassi, atto, patto o comportamento apparentemente neutri che “possono mettere le persone appartenenti a un determinato genere, le persone che professano una determinata religione o ideologia di altra natura, le persone portatrici di handicap, le persone di diversa razza o origine etnica, le persone di una particolare età o di un orientamento sessuale, in una situazione di particolare svantaggio rispetto ad altre persone”.
La molestia viene, poi, distinta in:
- molestia morale nel caso di “comportamenti indesiderati, posti in essere per ragioni connesse a sesso, religione, convinzioni personali, handicap, età, orientamento sessuale, razza, origine etnica, aventi lo scopo o l'effetto di violare la dignità di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo”;
- molestia sessuale nel caso di “comportamenti indesiderati a connotazione sessuale, espressi in forma fisica, verbale o non verbale, aventi lo scopo o l'effetto di violare la dignità di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo”.
Il Codice di Condotta riporta, a riguardo, diversi esempi di comportamenti discriminatori.
Tra le molestie morali vengono indicate le “offese, intimidazioni, calunnie, insulti, rimproveri, diffusione di notizie riservate, insinuazioni su problemi psicologici o fisici della persona che inducono la stessa ad assentarsi ripetutamente o ogni altra azione di svalutazione della persona che comporti effetti tali da rendere il soggetto bersaglio di critiche infondate, minando la sua autostima e rendendolo debole e vulnerabile”. Ma anche “danni alla professionalità dell'individuo” (minacce di licenziamento, dimissioni forzate, trasferimenti immotivati, discriminazioni salariali,...) o i “tentativi di emarginazione e isolamento quali cambiamento indesiderato delle mansioni o dei colleghi di lavoro con intento persecutorio, limitazione della facoltà di espressione o eccessi di controllo”.
Tra le molestie sessuali sono indicati atti o comportamenti che, esplicitamente o implicitamente, utilizzino a scopo ricattatorio i “poteri e le facoltà derivanti dalla posizione lavorativa per ottenere prestazioni sessuali, promettendo (o vantando di poter influenzare) decisioni vantaggiose ovvero minacciando (o vantando di poter influenzare) decisioni svantaggiose”.
Sono indicati, altresì, “comportamenti e osservazioni verbali sessiste mirate a trasmettere atteggiamenti di ostilità, offensivi, che implicano una concezione inferiore dell'altro sesso” o “richieste, insinuazioni, pressioni, inappropriati e offensivi tesi ad ottenere e a proporre prestazioni sessuali”.
Tuttavia la parte, che sembra preoccupare alcuni operatori del diritto, in merito alle reali applicazioni che ne scaturiranno, é quella relativa alla citazione, tra le molestie sessuali, di “contatti fisici a sfondo sessuale non desiderati, provocati intenzionalmente, non graditi e imbarazzanti” o “attenzioni a sfondo sessuale reiterate verso chi non le accetti”.
Si intendono tra questi anche “apprezzamenti verbali sul corpo, sguardi insistenti e gesti alludenti al rapporto sessuale, discorsi a doppio senso a sfondo sessuale, esposizione di materiale pornografico, allusioni alla vita privata sessuale” e “contatti corporei fastidiosi (pizzicotti, pacche, carezze, ecc.)”.
Il Codice si occupa anche di mobbing, intendendo esso “una forma di violenza morale o psichica nei confronti di uno o più lavoratrici o lavoratori posta in essere nell'ambito del contesto lavorativo dal datore di lavoro, dai dirigenti o da altri dipendenti”.
Un violenza caratterizzata da “una serie di atti, atteggiamenti o comportamenti diversi e ripetuti nel tempo in modo sistematico e abituale, aventi connotazioni aggressive, denigratorie o vessatorie tali da comportare un'afflizione lavorativa idonea a ledere la dignità o l'equilibrio psico-fisico dei soggetti danneggiati”.
Riguardo all’interpretazione dei comportamenti “a rischio” il comma 6 dell’articolo 3, relativo alle molestie sessuali, dice che “spetta a chi agisce stabilire se il comportamento possa essere tollerato ovvero considerato offensivo o sconveniente dal lavoratore o dalla lavoratrice verso cui l'azione è diretta”.
Nell’articolo 6 il principale organo di vigilanza indicato è invece quello dei responsabili (o delle responsabili) delle strutture e degli uffici e nel caso fossero proprio questi responsabili ad essere i molestatori, entrano in gioco i Comitati, già citati, che “ognuno per le proprie competenze, nelle ipotizzate violazioni del Codice di Condotta, fanno proposte finalizzate alla soluzione del caso e, qualora individuino responsabilità da parte di singoli o di gruppi, segnalano il caso al preposto Ufficio Disciplinare”.

mercoledì 16 luglio 2008

COMPORTAMENTO ANTISINDACALE

LAVORO - Comportamento antisindacale della Telic Gruppo Abramo Postato da Francesco VALLONE il Martedì, 15 luglio @ 20:34:23 CEST Contributo di Francesco VALLONE
riceviamo e pubblichiamo
Mancato rispetto degli accordi sottoscritti, apertura della vertenza dei collaboratori non confermati; stabilizzazione dei collaboratori ancora in azienda; mancato rispetto delle conciliazioni sindacali; violazione della normativa sui turni di lavoro. Questi i temi che saranno al centro dell’assemblea dei lavoratori della Telic, convocata da CISL e la FISTel di Catanzaro, “constata - spiega una nota - l’impossibilità di poter svolgere delle regolari assemblee sul posto di lavoro, annunciano la convocazione di una Assemblea Pubblica per discutere delle tante problematiche lavorative insorte con l’azienda Telic. L’assemblea si svolgerà al ristorante “Gardenia”, vicino alla Stazione FS di Caraffa, il prossimo 17 luglio nei seguenti orari: dalle 12 alle 14, dalle 14 alle 16 e dalle 16 alle 18. La Cisl e la FISTel di Catanzaro denunciano “una continua violazione delle regole sindacali e degli accordi sottoscritti e pertanto invitano tutti i lavoratori a partecipare all’assemblea pubblica per dare all’azienda TELIC un segnale forte di risolutezza e determinazione e dimostrare che, nonostante le intimidazioni che subiscono giornalmente, i lavoratori non intendono rinunciare ai loro diritti”.

lunedì 14 luglio 2008

MOBBING : OPERAIO RISARCITO


Sentenza del tribunale favorevole al lavoratore che era stato messo a lavare i vetri e pulire il cortileLui: «Rimproveri continui e ferie negate»
Mobbing in fabbrica, operaio risarcitoL’Elektra srl di Casier dovrà pagare 10 mila euro al suo ex magazziniere
Azienda condannata per mobbing nei confronti di un operaio assunto da 6 mesi. La sentenza è stata pronunciata alcuni giorni fa dal tribunale di Treviso: Elektra srl di Casier, specializzata nella produzione di macchine da caffè, dovrà risarcire 10 mila euro e pagare le spese legali a un suo ex dipendente che aveva denunciato pesanti vessazioni da parte dell’azienda.M.V. di Zero Branco oggi ha un’attività in proprio. Tra l’8 aprile 2002 e il 2 dicembre 2003, ha lavorato alla Elektra di Dosson di Casier, assunto come operaio di terzo livello. L’uomo svolgeva la mansione di magazziniere e manovratore di muletto. Questo, almeno, all’inizio perché quando i rapporti con la direzione sono degenerati, si è trovato a dover svolgere compiti di pulizia: spazzare il piazzale esterno e lavare i vetri della sede aziendale. Una mansione inutuile e umiliante che ha infine indotto l’operaio a licenziarsi e ad avviare la causa per mobbing conlusasi qualche giorno fa con la sentenza di condanna della società, pronunciata dal giudice del lavoro di Treviso Massimo De Luca. L’operaio, assistito dall’avvocato Alessandro Gallo, ha ottenuto un risarcimento danni di 10 mila euro e il pagamento delle spese legali. Il primo episodio denunciato da M.V. risale al gennaio 2003 quando il lavoratore chiede un giorno di ferie per poter accompagnare la madre invalida a una visita medica e si sente rispondere negativamente malgrado il capomagazziniere gli avesse dato il via libera. Qualche giorno più tardi scattano i rimproveri da parte del responsabile della logistica per aver portato a casa le chiavi del magazzino (che riportò in azienda la sera stessa) e per essersi allontanto dal luogo di lavoro prima della fine del suo orario (in realtà si trovava in un altro reparto). A maggio del 2003 l’operaio chiede alcuni giorni di ferie per il mese di luglio, quando è prevista la nascita del figlio. Ancora una volta la direzione risponde negativamente. Sempre a maggio resta vittima di un incidente sul lavoro, quando un pezzo in lavorazione, del peso di 2 chili, gli cade sulla fronte: accompagnato al pronto soccorso, gli viene diagnosticata una malattia di 1 mese. Quando l’uomo rientra in fabbrica, scopre di non aver più il suo posto di lavoro: Elektra ha assunto un altro operaio con le sue stesse mansioni, mentre cominciano a circolare voci su un suo licenziamento. Nel frattempo viene destinato a una nuova occupazione che rappresenta un demansionamento e una dequalificazione: deve spazzare il piazzale esterno e lavare i vetri. Ma non basta: M.V. deve svolgere quell’attività (a cui nessuno sarebbe stato in precedenza destinato, secondo la memoria presentata al giudice) sotto il sole di fine giugno. L’uomo sarebbe stato addirittura diffidato dall’aver contatti con gli altri dipendenti. Una situazione pesante che provocò nell’operaio anche uno stato di depressione.
(14 luglio 2008)
Torna indietro

sabato 12 luglio 2008

DATORE DI LAVORO PUO' ESSERE ALLONTANATO SE MINACCIA I DIPENDENTI


Cassazione: vessazioni e minacce ai dipendenti? Datore di lavoro può essere allontanato dalla città
D'ora in avanti il datore di lavoro che sottopone a vessazioni e minacce i propri dipendenti rischia l'allontanamento dalla città in cui ha sede la sua azienda. Parola di Cassazione. I Giudici del Palazzaccio infatti hanno confermato la misura coercitiva del divieto di dimora nei confronti di due datori di lavoro che sottopagavano i propri dipendenti, minacciandoli di licenziamento nel caso in cui avessero deciso di denunciare i fatti. Secondo la Corte (Sentenza 28682/2008 della II sezione penale) un comportamento del genere configura reato di estorsione aggravata e continuata e pertanto l'allontanamento dalla citta' e' una misura "adeguata, siccome l'unica idonea a recidere il legame degli indagati con l'ambiente lavorativo". I due datori erano stati scoperti attraverso delle intercettazioni da cui era emerso che gli indagati avevano la consuetudine "di pagare i dipendenti con gli assegni, salvo poi farsi restituire la differenza al fine di rendere piu' difficoltosa l'acquisizione di documentazione afferente la condotta illecita". Questo comportamento e' andato avanti per lungo tempo giacché i dipendendi avevano preferito sottostare alla minaccia vista la difficoltà a trovare altre opportunita' di lavoro. Alla fine vi è stata una denuncia collettiva che ha portato alla misura coercitiva del divieto di dimora. Inutile il ricorso in Cassazione. Piazza Cavour ha ribadito la legittimità del provvedimento ricordando che "nel caso in cui il datore di lavoro realizzi una serie di comportamenti estorsivi nei confronti di proprie lavoratrici dipendenti, costringendole ad accettare trattamenti retributivi deteriori e non corrispondenti alle prestazioni effettuate e, in genere, condizioni di lavoro contrarie alla legge e ai contratti collettivi, approfittando della situazione di mercato in cui la domanda di lavoro era di gran lunga superiore all'offerta e quindi, ponendo le dipendenti in una situazione di condizionamento morale, in cui ribellarsi alle condizioni vessatorie equivale a perdere il posto di lavoro, e' configurabile il delitto di estorsione" previsto e punito dall'art. 629 C. p.. In tal caso dunque il datore di lavoro rischia di essere cacciato dalla citta' in attesa del processo. (Data: 11/07/2008 15.09.00 - Autore: Roberto Cataldi)

giovedì 10 luglio 2008

IL SEGRETARIO NAZIONALE DELL'UNAL PELLEGRINO A PROPOSITO DEGLI ULTIMI ASSALTI AI FURGONI PORTAVALORI



DOPO OGNI RAPINA AD UN FURGONE PORTAVALORI, I SOLITI PERSONAGGI CHE "RAPPRESENTANO" LE GUARDIE GIURATE, SI ADOPERANO NELL'INDIRIZZARE MISSIVE A DESTRA E A MANCA, CON IL SOLO SCOPO DI FARSI DELLA PUBBLICITA' GRATUITA. PUR ESSENDO BEN CONSAPEVOLI CHE QUELLE LORO MISSIVE RESTERANNO LETTERA MORTA, IN QUANTO NESSUN POLITICO SI IMPEGNERA' MAI PER IL SETTORE DELLA VIGILANZA PRIVATA, E DI CONSEGUENZA PER LE GUARDIE GIURATE. IL SETTORE DELLA VIGILANZA PRIVATA IN ITALIA ANDRA' AVANTI SEMPRE NELLO STESSO IDENTICO MODO IN CUI E' ANDATO SINO AD OGGI, NON CONVIENE A NESSUNO MODIFICARE LO STATO DI COSE, TANTO PER UNA GUARDIA GIURATA CHE MUORE DURANTE UN ASSALTO AD UN PORTAVALORI, VE NE SONO ALTRE 100 PRONTE AD ESSERE RACCOMANDATE DAI VARI POLITICI O PERSONAGGI CHE POSSONO INFLUIRE SULL'IMPUNITA' DEGLI ISTITUTI DI VIGILANZA, I QUALI SONO GESTITI IN GRAN PERCENTUALE DA PERSONE CHE NON SONO I VERI TITOLARI, MA PRESTANO IL LORO NOME A PERSONAGGI CHE PER VARI MOTIVI NON POSSONO FIGURARE COME I REALI PROPRIETARI DEGLI ISTITUTI E LE AUTORITA' PREPOSTE FANNO FINTA DI NIENTE, NEMMENO QUANDO COME E' ACCADUTO A SALERNO E A NAPOLI DOVE DEI PROPRIETARI DI ISTITUTI DI VIGILANZA, LE QUALI LICENZE SONO INTESTATE PERSONALMENTE AD ESSI, SONO FINITI IN CARCERE PER AVERE TRUFFATO LA REGIONE CAMPANIA, HANNO AVUTO IL BENCHE' MINIMO PROBLEMA PER LA CONTINUAZIONE DELL'ATTIVITA'.
E DI FRONTE A QUESTE COSE C'E' ANCORA CHI TROVA IL TEMPO DI SCRIVERE AI POLITICI CON LA SPERANZA CHE QUESTI FACCIANO QUALCOSA, IL QUALCOSA POTREBBE ACCADERE SOLAMENTE CON L'IMPEGNO DEI DIRETTI INTERESSATI CHE SONO SOLTANTO LE GUARDIE GIURATE, LE QUALI PUR DI MANTENERE I LORO PICCOLI "PRIVILEGI" DEL TIPO QUALCHE ORA DI STRAORDINARIO ( MAGARI PAGATO FUORI BUSTA) IL POSTO DI LAVORO VICINO CASA ecc.ecc. SUBISCONO TUTTO IL RESTO COMPRESO QUELLO DI ESSERE AMMAZZATI PER NEMMENO 40 EURO AL GIORNO E NON TROVANO NE' LA FORZA NE' LA DIGNITA' DI UNIRSI E DI METTERE FINE AD UNA SITUAZIONE CHE ANDRA' AVANTI ALL'INFINITO, CON LA BUONA PACE SIA DEI PADRONI CHE DEI POLITICI CHE DA QUESTO STATO DI COSE NE TRAGGONO PROFITTO PRIMA DI OGNI CAMPAGNA ELETTORALE, PER RAZZOLARE VOTI DA LAVORATORI CHE SPERANO IN UN LORO AIUTO.
IL SOTTOSCRITTO MAI SCRIVERA' A CHICCHESSIA PER I MOTIVI SOPRACITATI, PERCHE' SE ALLE SPALLE NON VI E' UNA MASSICCIA PRESENZA DI LAVORATORI CHE MANIFESTANO PER IL RISPETTO DEI LORO SACROSANTI DIRITTI(COSA CHE LA GUARDIE GIURATE MAI HANNO FATTO) NESSUNO DARA' MAI ASCOLTO ALLE SOLITE MISSIVE LANCIATE, RIPETO A SCOPO PUBBLICITARIO PER FAR VEDERE CHE SONO ATTENTI AI PROBLEMI.
EGREGIE, GUARDIE GIURATE, FINCHE' IL VOSTRO COMPORTAMENTO SARA' QUESTO, CONTINUERETE A MORIRE SULLE STRADE D'ITALIA, E NESSUNO DICO NESSUNO SI PREOCCUPERA' MAI DI VOI E DELLE VOSTRE FAMIGLIE.
UNIONE NAZIONALE AUTONOMA DEL LAVORO

IL SEGRETARIO NAZIONALE

FRANCESCO PELLEGRINO

SABATO 05 Luglio 2008

venerdì 30 maggio 2008

VIGILANZA PRIVATA : GIRO DI AFFARI DA 2 MLD.


VIGILANZA PRIVATA: CONFCOMMERCIO, AFFARE DA 2MLD MA 47% AZIENDE IN ROSSO

(ASCA) - Roma, 28 mag - Un fatturato pari a 2 miliardi e 400 milioni di euro l'anno (2 milioni e 500.000 euro di ricavi per impresa) con un trend di crescita annuo del 5%; 965 aziende (meta' delle quali nate dopo il 2001); un numero di clienti stimato attorno al milione e 200.000 ma bilanci in rosso per il 47% delle imprese e un utile inferiore ai 50.000 euro per il restante 42%. E' quanto emerge dal rapporto Federsicurezza-Confcommercio 2008 sulla vigilanza privata in Italia.In particolare ad incidere negativamente sui bilanci delle aziende, spiega Federsicurezza-Confcommercio, e' l'Irap, la cui base imponibile e' ''largamente influenzata dall'alto costo del lavoro che rappresenta ben oltre il 60% dei costi operativi''. Nel settore, infatti - continua il rapporto di Confcommercio - il costo medio del lavoro per addetto supera i 33.000 euro l'anno (in media gli addetti per impresa sono 51). Inoltre, nel 2006, alcune regioni hanno innalzato l'aliquota di un punto (dal 4,25% al 5,25%) ''per risanare i conti della spesa sanitaria, mentre gli effetti del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro - spiega ancora Confcommercio - hanno determinato un aggravio del costo del lavoro tra il 6% e il 7%.Nel dettaglio, il 48% del fatturato totale delle aziende di vigilanza privata deriva dai servizi di piantonamento, il 30% dalla vigilanza e il 18% dal trasporto valori. I servizi attivi di collegamento alle centrali operative, invece, sono circa 600.000.

giovedì 29 maggio 2008

NAPOLI ASSALTO IN BANCA G.P.G. LO SVENTANO


giovedì 29 maggio 2008

Napoli: Assalto in banca e sparatoria in via Manzoni. La guardia giurata ha esploso diversi colpi e i banditi sono scappati.
Fonte: Corriere del Mezzogiorno NAPOLI – Momenti di panico questa mattina in via Manzoni. L’agenzia del Banco di Roma situata al civico 119 di una delle strade «in» di Napoli è stata teatro di un tentativo di rapina in pieno giorno. Il colpo sarebbe stato tentato dai malviventi proprio all’apertura della banca, in un’ora di punta quale quella mattutina, e in una strada in pieno centro città. Le guardie giurate all’ingresso della banca hanno prontamente reagito, sparando in aria alcuni colpi di pistola a scopo intimidatorio. Non è ancora chiaro se i rapinatori abbiano risposto ai colpi. I malviventi, scoraggiati dalla reazione delle guardie e non riuscendo a penetrare nell’agenzia, si sono dati subito alla fuga, probabilmente a piedi. Le forze dell’ordine ora sono alla loro ricerca anche con l’aiuto di elicotteri che stanno sorvolando l’intera zona.

venerdì 23 maggio 2008

GPG GRAVEMENTE FERITO DOPO INCIDENTE CON L'AUTO DI SERVIZIO

Vetralla: guardia giurata in prognosi riservata dopo un incidente sulla Cassia
Finisce contro il guard rail e resta incastrato tra le lamiere
Lotta tra la vita e la morte nel reparto rianimazione di Belcolle la guardia giurata dipendente di un'azienda di vigilanza che l'altra notte nel corso del suo giro di controllo è rimasto vittima di un serio incidente stradale. Luigi Pacetti, 32 anni, intorno alle 5 di ieri mentre su Vetralla si era scatenato un vero e proprio diluvio sulla Cassia, nei pressi dell'ingresso per la cittadina, per cause in corso di accertamento da parte dei carabinieri della locale stazione con la collaborazione di una pattuglia del Nucleo radiomobile di Viterbo, ha perso il controllo del mezzo che si è andato a schiantare contro il guard-rail.
Il poveretto è rimasto incastrato tra le lamiere contorte della vettura ed è stato estratto a fatica dal personale del 118 accorso dul luogo dell'incidente. Subito trasportato al pronto soccorso di Belcolle, la giovane guardia giurata è stata sottoposta ad urgenti esami clinici che hanno dato ai medici la visione completa delle gravi fratture riportate. Per alcune lesioni è stato necessario un immediato intervento chirurgico, al termine del quale il paziente è stato trasferito in rianimazione ma i medici sperano che la forte fibra del giovane agente lo aiuti ad uscire dalle drammatiche conseguenze dell'incidente. Per ora la prognosi rimane riservata.

martedì 6 maggio 2008

MERCATO SICUREZZA BUSINESS DA PAURA


lunedì 5 maggio 2008

Mercato della sicurezza un business da paura.

fonte: Repubblica.it
La brochure si trova nel sito di Assosicurezza, che raggruppa una cinquantina di società del settore. Pubblicizza un agile manuale destinato alla messa in sicurezza dei beni ecclesiastici». Perché quando le preghiere non bastano, i sistemi di allarme e le telecamere possono fare molto di più, visto che la pubblicazione assicura di essere «molto utile ai parroci, poiché fornisce tutte le indicazioni legali per trattare secondo la legge opere d’arte, prevenendo i furti o creando i presupposti per perseguirne gli autori e recuperare i reperti».Un caso molto particolare, ma che la dice lunga di quanto sia ormai variegato, ma soprattutto organizzato ed economicamente avanzato il business che comprende telecamere, porte blindate, videosorveglianza e tutto ciò che riguarda la sicurezza sia degli edifici privati che delle grandi aree urbane. Un tema diventato di moda perché al centro dei primi dibattiti del dopo voto, sia nazionale che amministrativo. Ma, in realtà, sarebbe bastato guardare i numeri per capire soprattutto in alcune zone del nord come le preoccupazioni sia dei singoli cittadini sia delle amministrazioni pubbliche si fossero già tramutate in investimenti miliardari.E che il problema fosse particolarmente sentito nelle regioni settentrionali lo dicono, tanto per cominciare, il numero di telecamere installate dai comuni più grandi. Non siamo ancora a livelli di Londra non a caso definita "the Big Brother": oltremanica è attivo il 20% delle telecamere di tutto il mondo, con 4,2 milioni di apparecchi, uno ogni 14 cittadini, grazie ai quali ogni abitante viene ripreso in media almeno 300 volte al giorno. Nonostante anche in Italia si stia andando sempre di più in questa direzione, a numero siamo ancora lontani anni luce: in una classifica per grandi centri, in testa c’è Milano con la sue 700 telecamere elettroniche, con a ruota Bologna (290) e Firenze (100). A Roma, invece, siamo ancora fermi a non più di una settantina.Andranno addirittura oltre le Ferrovie dello Stato. Uno dei provvedimenti del governo uscente è stato quello di finanziare con i ribassi d’asta delle gare Fs, e non appena ci sarà il via libera del Cipe, un piano da 12 miliardi per dotare di impianti di videosorveglianza tutte le principali stazione ferroviarie.Ma nel computo delle spese pubbliche per la sicurezza delle città, non si può non citare la vigilanza urbana. Secondo le ultime statistiche, alla polizia municipale è destinato in media l’8% delle spese correnti dei comuni italiani, cifre importanti, che diventano il 9 e l’11% a Milano e a Roma. Nel totale dei soli capoluoghi di regione la cifra complessiva supera il miliardo di euro. Ma da soli non basterebbero a garantire la sicurezza nei quartieri, visto che almeno la metà dei vigili delle città mediograndi passa il suo tempo in ufficio. Ecco allora in azione gli agenti di prossimità: ne sono stati calcolati quasi 4mila (divisi a metà tra poliziotti e carabinieri), di cui più della metà occupati nei capoluoghi di regione. Di questi 900 nella sola Roma, mentre a Milano 350 agenti di prossimità sono affiancati da 400 vigili di quartiere.Fino a qui il ruolo degli enti pubblici. Ma anche i privati, in questi ultimi anni non si sono sottratti a spese dedicate alla sicurezza. A cominciare dalle abitazioni. Nell’ultima edizione dal Saie di Bologna, Fiera dedicata all’edilizia, è stata presentata una statistica secondo cui il 75% degli italiani teme furti e aggressioni in casa. Da qui, l’aumento delle spese per casseforti, porte blindate, infissi antiintrusione, il cui fatturato supera oramai il miliardo e mezzo di euro all’anno. Ma non solo: l’ultima tendenza riguarda i condomini, che in numero sempre maggiore si stanno dotando ai portoni di telecamere collegate a una centrale di sorveglianza. La tendenza, segnalano gli esperti, non potrà che essere all’aumento degli investimenti per questo tipo di strumenti, visto che secondo dati Eurispes solo il 7,4% degli italiani è dotato di sistemi di videosorveglianza mentre gli antifurti sono presenti solo nel 27,8% delle abitazioni.C’è poi il capitolo supermercati. L’anno scorso il valore dei furti dagli scaffali ha superato in Italia i 3 miliardi di euro, pari all’1,23 delle cosiddette "differenze inventariali" della grande distribuzione organizzata, che ci pone al quarto posto della classifica europea, anche se il primato per il più alto valore di merce rubata va alla Gran Bretagna con quasi 5,6 miliardi di euro (e una differenza inventariale dell’1,34%). Anche in questo caso, la reazione ha portato a investire in tecnologia antitaccheggio: nel 2007, gli investimenti hanno superato i 900 milioni di euro. In questo modo, sul mercato italiano si è arrivati a proteggere fino a 15milioni di articoli. Ma quali sono i prodotti più rubati in Italia? Il maggiore incremento è stato registrato dai superalcolici, cresciuti di 21,8 punti percentuali in un anno, seguiti dai prodotti cosmetici (+12,4%) e dai capi d’abbigliamento (+12,2%). Sicurezza privata significa anche vigilantes e guardie giurate. Un tempo attive soprattutto nelle grandi città e ora diventate una presenza comune anche nei piccoli centri. Si tratta di un mercato talmente in espansione e dai risultati economici convenienti al punto da aver attirato i fondi di private equity. Solo pochi anni fa le imprese del settore erano 200 con 20mila addetti. Ora sono diventate 965 e i dipendenti 50mila. E sono solo quelle iscritte a Federsicurezza che copre il 75% di un mercato che a livello italiano ha raggiunto un fatturato di 2,4 miliardi di euro all’anno. Non a caso il 50% delle società è nato dopo il 2001, dopo il boom della richiesta di sicurezza in tutto il mondo in seguito all’attentato alle Torri Gemelle. Si diceva dei private equity: il fondo Sterling Square Capitals ha da poco rilevato la Sicurglobal di Gallarate (164 milioni di ricavi) da Bs Private Equity, mentre Capitolotre di Milano è finita sotto il controllo di 21 Partners Sgr e Banca Leonardo.Un piccolo aiuto ai privati è arrivato dal governo uscente che nel 2007 ha stanziato 30 milioni in tre anni destinati a una categoria colpita dalla malavita: i commercianti. Fondi sotto forma di credito di imposta destinati in particolare a ristoratori, farmacisti, benzinai, oltre che ai tabaccai (cui sono toccati altri 15 milioni). Ma l’opzione non è piaciuta un granché. Per esempio: la Fit (Federazione italiana tabaccai) pur guardando con favore «al riconoscimento del disagio della categoria» ha fatto capire che i soldi messi a disposizione sono pochi: in effetti 15 milioni per una categoria che vede 56mila iscritti, di cui almeno 47 mila interessati finiscono per non essere tantissimi. In ogni caso, il Governo prevede che ogni destinatario non possa comunque avere un credito superiore ai 3mila euro. Non molto, ma è comunque un inizio. E ora tutti in attesa di capire gli orientamenti del prossimo esecutivo che della sicurezza ha fatto il suo cavallo elettorale vincente.

venerdì 2 maggio 2008

L'ALTRA CASTA C.G.I.L. C.I.S.L. U.I.L.


L 'ALTRA CASTA
di Stefano LivadiottiFatturati miliardari. Bilanci segreti. Uno sterminato patrimonio immobiliare. E organici colossali, con migliaia di dipendenti pagati dallo Stato. I sindacati italiani sono una macchina di potere e di denaro. Temuta perfino dai partiti

Non trattiamo con la calcolatrice... Così, nei giorni scorsi, il grande capo della Cgil Guglielmo Epifani ha replicato a brutto muso alle pretese rigoriste di Tommaso Padoa-Schioppa sulla riforma delle pensioni. Il numero uno di corso d'Italia non è l'unico ad essere allergico ai moderni derivati del pallottoliere. Della stessa idiosincrasia fanno mostra i suoi pari grado di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, almeno quando si tratta di affrontare l'annosa questione dei conti dei sindacati, che continuano a promettere bilanci consolidati, tranne poi guardarsi bene dal metterli nero su bianco. Forse perché i numeri racconterebbero come le organizzazioni dei lavoratori, difendendo con le unghie e con i denti una serie di privilegi più o meno antichi, si siano trasformate in autentiche macchine da soldi. Con il benestare di un sistema politico giunto ai minimi della popolarità e spaventato dalla loro capacità di mobilitazione. Che a sua volta dipende proprio, in grandissima parte, da un formidabile potere economico alimentato a spese della collettività: se c'è un problema di costi della politica, allora il discorso vale anche per il sindacato. Se non di più.Quasi dieci anni fa, alla fine del 1998, un ingenuo deputato di Forza Italia, ex magistrato del lavoro, convinse 160 colleghi a firmare tutti insieme appassionatamente un provvedimento che obbligava i sindacati a fare chiarezza sui loro conti. Dev'essere che nessuno gli aveva ricordato come solo pochi anni prima, nel 1990, Cgil, Cisl e Uil fossero state capaci di ottenere dal parlamento una legge che concede loro addirittura la possibilità di licenziare i propri dipendenti senza rischiarne poi il reintegro, con buona pace dello Statuto dei lavoratori. Fatto sta che, puntuale, la controffensiva di Cgil, Cisl e Uil scattò dopo l'approvazione del primo articolo con soli quattro voti di scarto. "È antisindacale", tuonò con involontario umorismo l'ex capo cislino Sergio D'Antoni, oggi vice ministro per lo Sviluppo economico. Lesti i deputati del centro-sinistra azzopparono la legge, mettendosi di traverso alle sanzioni (tra i 50 e i 100 milioni) previste in caso di violazioni. Alla fine la proposta di legge è rimasta tale, così come tutte quelle presentate in seguito, anche in questa legislatura. "È il sindacato che detta tempi e modalità", titolava del resto nei giorni scorsi il confindustriale 'Sole 24 Ore', all'indomani dell'accordo sullo scalone pensionistico.
Il risultato è che i bilanci dei sindacati, quelli veri, non sono mai usciti dai cassetti dei loro segretari. "Il giro d'affari di Cgil, Cisl e Uil ammonta a 3 mila e 500 miliardi di vecchie lire", sparò nell'ottobre del 2002 il radicale Daniele Capezzone, "e il nostro è un calcolo al ribasso". Non ci deve essere andato molto lontano, se è vero che oggi Lodovico Sgritta, amministratore della Cgil, si limita a non confermare che il fatturato consolidato di corso d'Italia abbia raggiunto il tetto del miliardo di euro. E ancora: se è vero che quello del sistema Uil, non paragonabile per dimensioni, metteva insieme 116 milioni già nel 2004, esclusi Caf, patronati e quant'altro. Fare i conti in tasca alle organizzazioni sindacali, che hanno ormai raggiunto un organico-monstre dell'ordine dei 20 mila dipendenti, è difficile, anche perchè le loro fonti di guadagno sono le più disparate. Ma ecco quali sono i principali meccanismi di finanziamento. E le cifre in ballo.Il sostituto d'incassoLa maggiore risorsa economica di Cgil, Cisl e Uil ("I tre porcellini", come ama chiamarli in privato il vice premier Massimo D'Alema) sono le quote pagate ogni anno dagli iscritti: in media l'1 per cento della paga-base; di meno per i pensionati, che danno un contributo intorno ai 30-40 euro all'anno. Un esperto della materia come Giuliano Cazzola, già sindacalista di lungo corso della Cgil ed ex presidente dei sindaci dell'Inps, parla di almeno un miliardo l'anno. Secondo quanto risulta a 'L'espresso', il solo sistema Cgil ha incassato nel 2006 qualcosa come 331 milioni. Una bella cifra, per la quale il sindacato non deve fare neanche la fatica dell'esattore: se ne incaricano altri; gratuitamente s'intende. Nel caso dei lavoratori in attività, a versargli i soldi ci pensano infatti le aziende, che li trattengono dalle buste paga dei dipendenti. Per i pensionati provvedono invece gli enti di previdenza: solo l'Inps nel 2006 ha girato 110 milioni alla Cgil, 70 alla Cisl e 18 alla Uil. Nel 1995 Marco Pannella tentò di rompere le uova nel paniere al sindacato, promuovendo un referendum che aboliva la trattenuta automatica dalla busta paga (introdotta nel 1970 con lo Statuto dei lavoratori). Gli italiani votarono a favore. Ma il meccanismo è tuttora vivo e vegeto: salvato, in base a un accordo tra le parti, nei contratti collettivi. Le aziende, che pure subiscono dei costi, non sono volute arrivare allo scontro. E lo stesso ha fatto il governo di Romano Prodi quando, più di recente, Forza Italia ha presentato un emendamento al decreto Bersani che avrebbe messo in crisi le casse sindacali. In pratica, la delega con cui il pensionato autorizza l'ente previdenziale a effettuare la trattenuta sulla pensione, che oggi è di fatto a vita, avrebbe avuto bisogno di un periodico rinnovo. Apriti cielo: capi e capetti di Cgil, Cisl e Uil hanno fatto la faccia feroce. Il governo, a scanso di guai, ha dato parere contrario. E l'emendamento è colato a picco.
(02 agosto 2007)
Pagina 1 di 3
successiva »

giovedì 1 maggio 2008

LA CORTE DEI PRIVILEGI



Alla corte dei privilegi
di Primo Di NicolaUno stipendio doppio di quello del capo dello Stato. Appartamento di servizio. Assistenti. Liquidazioni da favola. Auto con chauffeur anche dopo la fine del mandato. La vita dorata dei giudici costituzionali

La carica di giudice costituzionale è molto ambita. Non a caso per scegliere quelli di nomina parlamentare i partiti si azzuffano per anni. A causa certo della delicatezza del ruolo, visto che la Consulta è chiamata a pronunciarsi sulla costituzionalità delle leggi, a decidere sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato, ad ammettere o respingere le richieste di referendum. Ma anche per la grande appetibilità dell'incarico, per il quale scendono in pista parlamentari di grido, docenti di chiara fama, illustri giuristi e principi del foro. Tutti desiderosi di scalare il colle del Quirinale dove ha sede la Consulta e di conquistare lo scranno. Che non significa solo indossare la toga suprema tra le alte magistrature della Repubblica, ma anche aggiudicarsi appannaggi e benefits principeschi. A cominciare dallo stipendio. Quanto guadagnano i designati? 416 mila euro lordi nel caso del semplice giudice, addirittura 500 mila il presidente. Una cifra che fa impallidire il compenso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, inchiodato a 218 mila euro e umilia quello del presidente del Consiglio uscente Romano Prodi che, sommando indennità parlamentare (146 mila euro), stipendio da premier (altri 55 mila) e indennità di funzione (poco più di 11 mila) è riuscito a malapena a superare i 210 mila euro l'anno. Ma alla Corte costituzionale gli alti livelli retributivi non portano benefici solo per i nove anni previsti dal mandato. Scaricano effetti miracolosi anche sulla liquidazione e il trattamento pensionistico dei magistrati. Anche nei casi di cessazione anticipata dall'incarico. L'esempio più eclatante è quello di Romano Vaccarella. Professore di diritto processuale civile e difensore in vari processi di Silvio Berlusconi, proprio grazie al sostegno del Cavaliere era stato eletto dal Parlamento alla Corte nell'aprile 2002. Sarebbe dovuto restare in carica fino al 2011, ma lo scorso anno, polemizzando con il governo Prodi, si è dimesso. Con quali risultati? Ricongiungendo alla stregua di qualsiasi dipendente pubblico i suoi periodi lavorativi all'università con le annualità della Consulta, Vaccarella è riuscito ad arrivare a 46 anni di anzianità lavorativa. Circostanza che gli ha permesso di riscuotere una superliquidazione di 1 milione 200 mila euro lordi (circa 850 mila netti) che si sarebbe solo sognato se fosse rimasto semplice professore. Un vero record, ma non isolato. Trattamenti di questo livello sono una regola per i giudici. E si allineano alle altre ricche dotazioni garantite dalla Corte: un folto staff di assistenti-portaborse, appartamenti di servizio, auto gratis e autisti ad personam praticamente a vita. Ma quanto ci costano questi giudici? Com'è regolato il loro trattamento economico?
Di quali benefits godono esattamente? La Corte costituzionale costa ogni anno circa 50 milioni di euro. A parte la modesta entrata legata alla vendita di sue pubblicazioni (7 mila 800 euro), tra le voci attive di bilancio ci sono solo le ritenute del trattamento di quiescenza sulle retribuzioni del personale (900 mila euro) e quelle dei giudici (450 mila). Per il resto si regge completamente sul contributo dello Stato che per il 2007 è stato di circa 46 milioni di euro (47 milioni nel 2008). Di queste risorse per i giudici si spendono circa 6 milioni per le retribuzioni e 4 per le loro pensioni (i trattamenti in corso sono 24, vedove comprese). Come organo costituzionale, al pari di Camera, Senato e presidenza della Repubblica, la Consulta organizza autonomamente attraverso l'Ufficio di presidenza (tre giudici più il segretario generale) le sue attività e dispone a proprio piacimento delle risorse economiche (il 90 per cento se ne vanno in spese fisse), senza la minima interferenza esterna. La struttura amministrativa (circa 220 persone) è divisa in vari servizi (studi, gestione del personale, ragioneria, eccetera) che supportano l'attività della Corte ed è guidata da un segretario generale, nominato dalla presidenza con incarico temporaneo tra alti magistrati o esperti. Quello attuale, Giuseppe Troccoli, magistrato della Corte dei conti, guadagna circa 230 mila euro lordi l'anno. In questo universo burocratico approdano i giudici al momento della nomina. In carica per nove anni, i fortunati vengono per un terzo designati dalle tre magistrature superiori (Cassazione, Corte dei conti, Consiglio di Stato), per un altro terzo dal Parlamento in seduta comune e per il resto scelti direttamente dal presidente della Repubblica. Si insediano cominciando a contare sulla ricca retribuzione che per legge è equiparata a quella del primo presidente della Corte di Cassazione aumentata però della metà. In totale, fanno appunto 416 mila euro. Un premio aggiuntivo va poi al presidente, al quale viene riconosciuta una indennità di rappresentanza pari a un quinto della retribuzione del giudice: sono altri 80 mila euro circa, che fanno lievitare la retribuzione a quasi 500 mila. A chi non piacerebbe riscuotere un simile appannaggio?
(30 aprile 2008)
Pagina 1 di 4
successiva »

mercoledì 30 aprile 2008

DANNO MORALE


Suprema Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza n. 8973 del 7 aprile 2008
Danno morale riconosciuto al lavoratore infortunato: cosa garantisce la polizza all’azienda
Il datore di lavoro è esonerato solo se dimostra di averlo adeguatamente protetto
Redazione - RM - Pubblicata il 28/04/2008

Con sentenza del 7 aprile 2008, n. 8973, la sezione lavoro della Corte di Cassazione ha respinto il ricorso avanzato da una società che era stata condannata dalla Corte d’Appello al pagamento del danno morale in favore del dipendente infortunato sul posto di lavoro. La Corte, infatti, ha ritenuto la società responsabile della mancata adozione delle misure di protezione per violazione dell’articolo 2087 del Codice civile (“Tutela delle condizioni di lavoro”), stabilendo che il datore di lavoro deve dimostrare di aver adempito all’obbligo di protezione del dipendente infortunato. In caso contrario deve rispondere del danno morale.Fatto e dirittoUn dipendente, vittima di un infortunio sul lavoro (a seguito dello scoppio di una gomma di un camion aziendale all'atto del rigonfiaggio dopo la riparazione), aveva ottenuto dall'Inail l'indennità per l'inabilità temporanea e la costituzione di una rendita per l'inabilità permanente.Al tempo stesso chiedeva la condanna del datore di lavoro al risarcimento del danno biologico e del danno morale.La società convenuta contestava tale domanda e chiamava in causa la compagnia di assicurazioni (Sai), che si costituiva ed eccepiva la non operatività della polizza.Il Tribunale accoglieva la domanda e condannava il datore di lavoro al risarcimento del danno biologico e morale nella misura di L. 183.760.000, oltre accessori di legge, condannando la compagnia assicuratrice a tenere indenne la società.La Sai in Corte d’Appello opponeva l'inoperatività della polizza e chiedeva alla società assicurata la restituzione della somma di Euro 133.246 corrisposta all'infortunato in esecuzione della sentenza di primo grado, nonché di sentir dichiarare che la somma determinata dal Tribunale era fissata ai valori attuali e non doveva essere rivalutata. Il dipendente, a sua volta, proponeva appello incidentale, chiedendo che fosse determinata in maggior misura la somma liquidata a titolo di danno morale. La società, infine, proponeva appello incidentale condizionato mirato alla reiezione della domanda dell'infortunato e, in subordine, alla dichiarazione che la somma eventualmente spettante non era soggetta a rivalutazione.La decisione della Corte di AppelloLa Corte di Appello riformava la sentenza respingendo la domanda di garanzia e condannava la società a rimborsare alla Sai la somma da questa pagata all'infortunato oltre interessi; condannava altresì la stessa società a pagare in favore dell’infortunato la somma liquidata dal primo giudice con l’aggiunta degli interessi legali sul capitale (devalutato di anno in anno dal giorno del sinistro a quello della sentenza di primo grado) e degli interessi e rivalutazione monetaria dalla data della sentenza impugnata a quella del pagamento.Per la corte d’Appello, infatti, la clausola della polizza di assicurazione prevedeva solo la garanzia della responsabilità civile e copriva solo il danno patrimoniale collegato alla riduzione della capacità lavorativa e non anche il danno morale e biologico, aventi natura non patrimoniale.Per questo la società assicurata doveva restituire alla Sai la somma da questa già corrisposta all'infortunato in esecuzione della prima sentenza.La Corte d’Appello, poi, rigettava l'appello della società (in quanto aveva accertato la responsabilità del datore nell'incidente) ed accoglieva il motivo subordinato proposto dal datore, rilevando che l'obbligazione di risarcimento del danno biologico e di quello morale sono debiti di valore che debbono essere quantificati al momento della loro liquidazione (e quindi al momento della pronunzia della sentenza), di modo che, per evitare indebiti arricchimenti, gli interessi avrebbero dovuto essere pagati dalla data del sinistro alla data della sentenza, ma non sulla somma determinata al momento della pronunzia, bensì su quella devalutata di anno in anno fino alla data del sinistro.Per quanto attiene all'appello dell'infortunato, la Corte d’Appello aveva ritenuto adeguato l'importo fissato per il risarcimento con riguardo sia alla personalizzazione del danno che alla ai criteri di liquidazione adottati.Contro tale sentenza, la società ha presentato ricorso in Cassazione, cui hanno risposto con controricorso la Fondiaria-Sai s.p.a. (nuova ragione sociale della soc. Sai) ed il dipendente che ha proposto anche ricorso incidentale. La decisione della Corte di CassazioneLa Corte di Cassazione ha riconfermato il principio costantemente affermato dalla stessa e cioè che l'interpretazione delle clausole di un contratto di assicurazione circa la portata e l'estensione del rischio assicurato rientra tra i compiti del giudice di merito ed è insindacabile in sede di legittimità se rispettosa dei canoni legali di ermeneutica contrattuale ed assistita da congrua motivazione. In ordine alla garanzia della polizza della Sai, la Corte di Cassazione ha condiviso poi quanto deciso dalla Corte d’Appello che aveva stabilito che tale garanzia veniva offerta solo per quanto il datore fosse tenuto a pagare «quale civilmente responsabile verso i prestatori di lavoro da lui dipendenti ed assicurati ai sensi del t.u. D.P.R. 30.6.65 n. 1124 per gli infortuni... da essi sofferti», e quindi solo per coprire il danno patrimoniale e non anche quello biologico e quello morale, richiamando la corposa giurisprudenza di legittimità che esclude (nel regime antecedente al d.lgs. n. 38 del 2000) la copertura di tali voci di danno dalla assicurazione antinfortunistica obbligatoria.La Sezione lavoro della Corte di Cassazione ha respinto quindi il ricorso della società che era ricorsa in Appello per essere stata condannata al pagamento del danno morale in favore del dipendente infortunato sul posto di lavoro ed ha ritenuto la stessa società responsabile della mancata adozione delle misure di protezione per violazione dell’articolo 2087 del Codice civile (“Tutela delle condizioni di lavoro”). Con tale sentenza la Cassazione ha stabilito quindi che il datore di lavoro deve dimostrare di aver adempito all’obbligo di protezione del dipendente infortunato, altrimenti in caso contrario deve rispondere del danno morale.Per la Corte di Cassazione il contratto di lavoro obbliga uno dei contraenti (il datore di lavoro) a prestare una particolare protezione rivolta ad assicurare l'integrità fisica e psichica dell'altro ex art. 2087 c.c., e per questo non può sussistere alcuna incompatibilità tra responsabilità contrattuale e risarcimento del danno morale, dato che la fattispecie astratta di reato è configurabile anche nei casi in cui la colpa sia addebitata al datore di lavoro per non aver fornito la prova liberatoria richiesta dall'art. 1218 c.c. cioè di aver dimostrato di aver prestato tutte quelle misure necessarie per evitarlo.Il giudice di merito ha fatto corretta applicazione di questi principi, in quanto, una volta ricostruita nella sua materialità la dinamica dell'infortunio, ha concluso per la responsabilità del datore di lavoro sia ai sensi dell'art. 2049 c.c. (per l'ipotesi che si ritenesse che l'ordine da cui era scaturito il sinistro fosse stato impartito da persona diversa dal legale rappresentante dell'impresa), sia per violazione di specifiche norme antinfortunistiche, sia per violazione dell'art. 2087 c.c., ritenendo così giustificata, per i principi sopra indicati, la condanna al risarcimento del danno morale del datore.Suprema Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza n. 8973 del 7 aprile 2008

IL QUESTORE DI SALERNO MODIFICA L'ART. 8 - DENUNCIATO ISPETTORE DI POLIZIA

IL QUESTORE DI SALERNO DANDO ASCOLTO ALLE NOSTRE RICHIESTE HA APPORTATO LA SOSPIRATA E NECESSARIA MODIFICA ALL'ART. 8 DEL REGOLAMENTO QUESTORILE DELLE GUARDIE PARTICOLARI GIURATE DIPENDENTI DA ISTITUTI DI VIGILANZA PRIVATA LA SUDDETTA MODIFICA PREVEDE CHE LE GUARDIE PARTICOLARI GIURATE ADIBITE AL SERVIZIO DI VIGILANZA SALTUARIA DI ZONA DALLE ORE 22.00 ALLE ORE 06.00 ALLORQUANDO SI TROVINO AD ISPEZIONARE OBIETTIVI IN ZONE ISOLATE O DIFFICILMENTE ISPEZIONABILI DA UNA SOLA GUARDIA PARTICOLARE GIURATA ESSE DEBBONO ESSERE UTILIZZATE DAI RISPETTIVI ISTITUTI DI VIGILANZA DA CUI DIPENDONO ALMENO IN COPPIA.
QUESTA MODIFICA CONSENTE ALLE GUARDIE PARTICOLARI GIURATE DI LAVORARE CON MAGGIORE SICUREZZA E TRANQUILLITA' CON L'AUGURIO CHE GLI ISTITUTI SI ADOPERINO AL PIU' PRESTO PER DARE SEGUITO A QUANTO DISPOSTO DAL SIG. QUESTORE E SOPRA RIPORTATO ED INVITO LE GUARDIE PARTICOLARI GIURATE A SEGNALARE A CODESTA SEGRETERIA PROVINCIALE GLI ISTITUTI DI VIGILANZA CHE CONTINUERANNO NONOSTANTE LA MODIFICA DELL'ART.8 AD UTILIZZARE UNA SOLA GUARDIA PARTICOLARE GIURATA PER I SERVIZI SOPRA CITATI.

FRANCESCO PELLEGRINO

domenica 27 aprile 2008

LA SCORTA E IL TRASPORTO VALORI

LA SCORTA E IL TRASPORTO VALORI








Il servizio di prelevamento, scorta, trasporto, custodia e riconsegna dei valori, comporta una serie di problematiche inerenti la sicurezza del valore e di chi lo scorta. La Metrosistemi le ha risolte con l'esperienza diretta e con la soddisfazione delle sempre più crescenti richieste dell'Utenza.Per questo, oltre a garantire una completa fornitura del servizio e quindi anche una precisa personalizzazione che si adatta ad ogni singola esigenza, offre allo stesso tempo professionalità ed un livello di equipaggiamento sempre all'avanguardia per il proprio personale autorizzato.
Le Caratteristiche che ci distinguono:
Dotazioni speciali e sempre evoluti per i mezzi Blindati, allestimenti secondo specifiche direttive: Tipo di blindatura, sicurezza passiva e attiva, collegamenti radio e satellitari...
Impiego di Guardie Giurate specificatamente addestrate
Procedure diversificate in funzione delle situazioni e delle tipologie di servizio
Massimo rispetto delle normative che ne regolano la gestione. (
vedi Norme Vigenti)




Il TrasportoIl principale servizio che garantisce ai Clienti di ridurre il rischio di permanenza dei valori presso la propria sede e consentire quindi il miglioramento del livello di sicurezza nei confronti della loro Clientela.Un servizio prezioso, per il carico che trasporta ma soprattutto per i vantaggi che offre, è rappresentato dal trasporto dei valori che vengono, agli orari stabiliti, prelevati dalle Guardie Giurate equipaggiate e poi custoditi nel Caveau centrale.Il Servizio é particolarmente indicato per banche, enti pubblici, istituzioni, commercianti (gioiellerie, pelliccerie ecc.), grandi magazzini, aziende commerciali e consorzi di imprese.
Con sistema SQS NEW!La peculiarità e l'innovatività di questo servizio sono date dalle valigie SQS utilizzate per trasportare il denaro. Queste valigie elettroniche permettono di contenere anche fino a 500.000 euro per ogni valigia (nel caso del Q Collector 400) permettendo il trasporto in piena sicurezza; tale sicurezza viene data dal sistema di macchiatura del denaro che, in caso di tentativo di forzatura della valigia, rilascia, per mezzo di una detonazione interna, del liquido indelebile che macchia irrimediabilmente il denaro contenuto. Il sistema è ricnosciuto dal Ministero dell'Interno che ne ha permesso l'utilizzo in Italia a seguito di approfonditi test sul sistema di protezione della valigia e sull'indelebilità del denaro macchiato. Inoltre questo sistema aumenta notevolmente la sicurezza delle nostre e Guardie Particolari Giurate che sono comunque particolarmente addestrate ed equipaggiate per lo specifico servizio e che sono costantemente in contatto radio con la Centrale Operativa.(
vedi Norme Vigenti)
Con Furgone BlindatoFurgoni blindati muniti di sofisticate attrezzature di sicurezza garantiscono un servizio completo per 24 ore su 24 e 365 giorni all'anno; Guardie giurate particolarmente addestrate ed equipaggiate per lo specifico servizio, rimangono in contatto radio con la Centrale Operativa.(
vedi Norme Vigenti)
Con Auto BlindataAuto blindate per espletare servizi meno ingombranti, ma per questo motivo non meno importanti da non adottare misure di sicurezza che garantiscano alla pari di un furgone.(
vedi Norme Vigenti)
Con Auto Non BlindataA seconda delle esigenze del Cliente si puo adottare anche il semplice trasporto su auto normali in cui la sicurezza è cmq garantita dall'esperienza e dall'equipaggiamento delle nostre Guardie Particolari Giurate.(
vedi Norme Vigenti)

sabato 26 aprile 2008

COLLABORAZIONE DELLA SEGRETERIA NAZIONALE


SOLIDARIETA' AL POPOLO TIBETANO




INVITO GLI UTENTI DI QUESTO SITO A COLLEGARSI SUL LINK http://www.olimpiadi-pechino.org/ DOVE TROVERETE IL LINK PER SOLIDALIZZARE CON IL POPOLO TIBETANO VITTIMA DELLA INAUDITA FEROCIA DEL GOVERNO COMUNISTA CINESE.



FRANCESCO PELLEGRINO

GUARDIE GIURATE INCARICATE DI PUBBLICO SERVIZIO


GUARDIE GIURATE INCARICATE DI PUBBLICO SERVIZIO
testo in vigore dal: 9-4-2008
GAZZETTA UFFICIALE N°59 ART.4 DEL 08/04/2008

Art. 4.Modifiche all'art. 115 del testo unico delle leggi di pubblicasicurezza di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, in materiadi recupero stragiudiziale dei crediti. Esecuzione della sentenzadella Corte di giustizia resa in data 18 luglio 2007 nella causaC-134/05. Procedura di infrazione n. 2001/5171. Modifiche al testounico delle leggi di pubblica sicurezza, in materia di servizi disicurezza privati. Esecuzione della sentenza della Corte di giustiziaresa in data 13 dicembre 2007 nella causa C-465/05. Procedura di infrazione n. 2000/4196 1. Al testo unico delle leggi di pubblica sicurezza di cui al regiodecreto 18 giugno 1931, n. 773, sono apportate le seguentimodificazioni: a) all'articolo 115 sono aggiunti, in fine, i seguenti commi: «Per le attivita' di recupero stragiudiziale dei crediti per contodi terzi non si applica il quarto comma del presente articolo e lalicenza del questore abilita allo svolgimento delle attivita' direcupero senza limiti territoriali, osservate le prescrizioni dilegge o di regolamento e quelle disposte dall'autorita'. Per le attivita' previste dal sesto comma del presente articolo,l'onere di affissione di cui all'articolo 120 puo' essere assoltomediante l'esibizione o comunicazione al committente della licenza edelle relative prescrizioni, con la compiuta indicazione delleoperazioni consentite e delle relative tariffe. Il titolare della licenza e', comunque, tenuto a comunicarepreventivamente all'ufficio competente al rilascio della stessal'elenco dei propri agenti, indicandone il rispettivo ambitoterritoriale, ed a tenere a disposizione degli ufficiali e agenti dipubblica sicurezza il registro delle operazioni. I suoi agenti sonotenuti ad esibire copia della licenza ad ogni richiesta degliufficiali e agenti di pubblica sicurezza ed a fornire alle personecon cui trattano compiuta informazione della propria qualita' edell'agenzia per la quale operano.»; b) all'articolo 134, dopo il terzo comma, e' inserito ilseguente: «Il regolamento di esecuzione individua gli altri soggetti, ivicompreso l'institore, o chiunque eserciti poteri di direzione,amministrazione o gestione anche parziale dell'istituto o delle suearticolazioni, nei confronti dei quali sono accertati l'assenza dicondanne per delitto non colposo e gli altri requisiti previstidall'articolo 11 del presente testo unico, nonche' dall'articolo 10della legge 31 maggio 1965, n. 575.»; c) dopo l'articolo 134 e' inserito il seguente: «Art. 134-bis (Disciplina delle attivita' autorizzate in altroStato dell'Unione europea). - 1. Le imprese di vigilanza privatastabilite in un altro Stato membro dell'Unione europea possonostabilirsi nel territorio della Repubblica italiana in presenza deirequisiti, dei presupposti e delle altre condizioni richiesti dallalegge e dal regolamento per l'esecuzione del presente testo unico,tenuto conto degli adempimenti, degli obblighi e degli oneri gia'assolti nello Stato di stabilimento, attestati dall'autorita' delmedesimo Stato o, in mancanza, verificati dal prefetto. 2. I servizi transfrontalieri e quelli temporanei di vigilanza ecustodia da parte di imprese stabilite in un altro Stato membrodell'Unione europea sono svolti alle condizioni e con le modalita'indicate nel regolamento per l'esecuzione del presente testo unico. 3. Il Ministro dell'interno e' autorizzato a sottoscrivere, inmateria di vigilanza privata, accordi di collaborazione con lecompetenti autorita' degli Stati membri dell'Unione europea, per ilreciproco riconoscimento dei requisiti, dei presupposti e dellecondizioni necessari per lo svolgimento dell'attivita', nonche' deiprovvedimenti amministrativi previsti dai rispettivi ordinamenti.»; d) all'articolo 135, quinto comma, le parole: «o ricevere mercedimaggiori di quelle indicate nella tariffa» sono soppresse; e) all'articolo 135, il sesto comma e' abrogato; f) all'articolo 136, il secondo comma e' abrogato; g) all'articolo 138: 1) dopo il primo comma e' inserito il seguente: «Il Ministro dell'interno con proprio decreto, da adottarsi con lemodalita' individuate nel regolamento per l'esecuzione del presentetesto unico, sentite le regioni, provvede all'individuazione deirequisiti minimi professionali e di formazione delle guardieparticolari giurate.»; 2) dopo il secondo comma e' inserito il seguente: «Ai fini dell'approvazione della nomina a guardia particolaregiurata di cittadini di altri Stati membri dell'Unione europea ilprefetto tiene conto dei controlli e delle verifiche effettuati nelloStato membro d'origine per lo svolgimento della medesima attivita'.Si applicano le disposizioni di cui all'articolo 134-bis, comma 3.»; 3) e' aggiunto, in fine, il seguente comma: «Salvo quanto diversamente previsto, le guardie particolari giuratenell'esercizio delle funzioni di custodia e vigilanza dei beni mobilied immobili cui sono destinate rivestono la qualita' di incaricati di un pubblico servizio
.».

martedì 22 aprile 2008

GUARDIA GIURATA AGGREDITA E FERITA



Solo, di sera: in due arrivano in moto e lo prendono a mazzate

lunedì 21 aprile 2008
MARTANO/CARPIGNANO - Sta vigilando sul costruendo parco eolico quando arrivano e gli tolgono pure la pistola. Una serata di terrore per una guardia giurata.

Ieri alle 21.45 circa, in contrada "Canfore", nell'agro del Comune di Carpignano Salentino, una guardia giurata della sveviapol, mentre ispezionava i lavori di costruzione del parco eolico, veniva aggredito con calci e pugni da due individui travisati da passamontagna che si davano poi alla fuga a bordo di una moto di grossa cilindrata.
Durante la colluttazione gli veniva sottratta pistola in dotazione, rinvenuta poco dopo dallo stesso vigilante nelle vicinanze del luogo dell’aggressione. Il vigilante veniva accompagnato presso l'ospedale di Scorrano, dove gli è stato diagnosticato un "trauma distorsivo e contusivo rachide cervicale e trauma chiuso dell’addome" con prognosi di 15 giorni.

domenica 20 aprile 2008

GUARDIA GIURATA CORPO A CORPO CON MALVIVENTE




Corpo a corpo tra ladro e metronotte
Furti in 2 distributori a Fiorenzuola, incappucciato minaccia il vigilantes con un vetro
FIORENZUOLA - Mentre scende dall'auto, il metronotte si trova di fronte un ladro col passamontagna in testa che cerca di colpirlo con un vetro rotto. Senza perdere un istante, la guardia giurata riesce a scansare in tempo il colpo riparandosi con la portiera della vettura. Ne segue una colluttazione che si conclude con la fuga del malvivente e dei suoi complici, anch'essi incappucciati. Questa sequenza al cardiopalma è avvenuta l'altra notte a Fiorenzuola al distributore di benzina Esso di via Emilia Parmense dove i ladri si erano appena impossessati di sigarette e di un cambiamonete.Se in questo caso il furto è stato disturbato dall'intervento della guardia giurata, è invece andato tutto liscio per un colpo analogo messo a segno, nella stessa notte, in un'altra stazione di servizio del capoluogo della Valdarda: quella della Tamoil.L'allarme all'Esso scatta poco dopo la mezzanotte. Il sistema di sicurezza installato nella stazione di servizio, collegato con la centrale operativa dell'Ivri, segnala la presenza di intrusi e immediatamente viene inviato sul poso un metronotte e sono avvertiti i carabinieri della Compagnia di Fiorenzuola. E' a quel punto che, appena arrivato davanti al distributore, il metronotte, proprio mentre scende dall'auto, vede i malviventi incappucciati. Alcuni si allontanano, uno di loro invece gli si avvicina e cerca di colpirlo con un pezzo di vetro. Grazie a una mossa fulminea, lui riesce a parare il colpo facendosi scudo con la portiera e si difende a sua volta sferrando colpi a raffica. Inizia così un accanito corpo a corpo che si conclude con la fuga del malvivente, che aveva il volto nascosto da un passamontagna. L'incappucciato sale a bordo di un'auto di colore grigio, forse un'Audi, su cui lo attendono altri malviventi e fa perdere le tracce.Sul posto sono poi sopraggiunti i carabinieri e, dai primi accertamenti compiuti nella stazione di servizio, è stato constatato che i ladri erano entrati nell'esercizio pubblico annesso sfondando la vetrata che si trova sul lato posteriore. Una volta dentro, hanno portato via un cambiamonete, denaro e sigarette.L'Esso non è l'unico distributore di Fiorenzuola finito l'altra sera nel mirino dei ladri. Un analogo furto è stato messo a segno alla Tamoil. Da quello che si è appreso, anche lì i ladri sono riusciti a introdursi nei locali interni e hanno preso di mira la cassa, portando con sè denaro per alcune centinaia di euro.

venerdì 18 aprile 2008

LAVORI USURANTI



Lavori usuranti, nuovo scontro

Linea dura di Confindustria sul decreto legislativo che il Governo sta preparando per esercitare la delega sui lavori usuranti (che scade il 31 marzo). Il provvedimento messo a punto dal ministero del Lavoro viene definito da Alberto Bombassei, vicepresidente di Confindustria per le Relazioni industriali, «elettoralistico» nel suo tentativo di «far saltare il tetto al lavoro notturno».«Dopo tre mesi di silenzio, il ministero del Lavoro, a pochi giorni dalla sua presentazione al Consiglio dei ministri, ci ha fatto vedere un testo molto diverso da quello che avevamo discusso nell'ambito dell'Osservatorio che avrebbe dovuto varare questo importante provvedimento», ha spiegato ieri in una nota Bombassei.Il ministero, sottolinea il vicepresidente di viale dell'Astronomia, con il consenso dei sindacati si è inventato una nuova soluzione, difficilmente giustificabile sulla base della legge delega, che in sostanza riconosce a tutti i lavoratori che, a turni, svolgono lavoro notturno, il beneficio di un anticipo del diritto al pensionamento. «Affermare che rientri nel concetto di lavoro usurante anche chi fa 64 notti l'anno – aggiunge Bombassei – non ha alcun riscontro con i parametri che erano stati previsti dal Protocollo sul Welfare del luglio scorso». La logica sostenuta dal ministero di aver voluto "spalmare" su un maggior numero di lavoratori il beneficio pensionistico, continua il vicepresidente di Confindustria, ha solo un valore elettoralistico, mentre la corretta applicazione dei criteri del Protocollo e della legge di delega avrebbe dovuto portare a riservare ai soli lavoratori effettivamente esposti a maggior disagio questo intervento agevolativo. «Aver abbandonato un criterio rigoroso già delineato dalla legge sull'orario di lavoro (le 80 notti) e aver aperto a criteri che non hanno riferimenti oggettivi se non la sola volontà di allargare la platea dei beneficiari – conclude Bombassei – potrà creare nuove situazioni di contenzioso sindacale in sede aziendale, ed espone i conti pubblici a gravi rischi, in quanto ogni previsione risulta, a questo punto, scarsamente attendibile».Poche ore dopo da Macerata lo stesso presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, ha puntato l'indice sull'urgenza «assai sospetta» con cui «si vuole procedere per la definizione dei lavori usuranti. Si propone una interpretazione molto lontana dalla legge delega che – secondo Montezemolo – rischia di ampliare a dismisura la platea di chi potrà anticipare l'età della pensione». Per sicurezza e lavori usuranti il numero uno di Confindustria auspica «seri ripensamenti nell'interesse generale. La fretta e le sirene della campagna elettorale sono evidentemente dei cattivi consiglieri».Sulla partita dei lavori usuranti oggi pomeriggio farà probabilmente il punto il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, nel corso di una conferenza stampa di presentazione dei voucher in agricoltura. Fonti del ministero smentiscono tuttavia un'imminente presentazione del decreto sugli usuranti in Consiglio dei ministri.Chiede invece di accorciare i tempi Morena Piccinini, segretario confederale Cgil. «Il decreto va fatto – incalza la sindacalista – inserendo tra gli usuranti i turnisti, come da nostra espressa richiesta». (En.Ma.)